«Non basta essere vicini perché si generi una community. Il nostro sforzo è proprio quello di generarla attraverso progetti, relazioni, contenuti»

I teorici la chiamano “Triple helix”, la triplice elica dell’innovazione: alta formazione e ricerca, sistema pubblico e capitali privati. Quando questi tre elementi si mettono insieme e funzionano bene, sincronizzati come le pale di un elicottero, il risultato è l’ambiente ideale per far decollare le novità. Nasce un ecosistema dell’innovazione. «Ecco, Mind è esattamente questo», spiega Igor De Biasio, ceo di Arexpo: «Un contesto dove queste tre dimensioni sono presenti al massimo livello e lavorano assieme».

Qui, la ricerca e l’alta formazione sono rappresentate dall’Università Statale (sposterà in Mind le facoltà scientifiche), dall’IRCCS Galeazzi (avrà qui la nuova sede) e dallo Human Technopole, il neo-polo di studi sulle Scienze della vita. Il capitale privato lo ha messo Lendlease, il gruppo internazionale del real estate, che ha investito nel progetto 2,5 miliardi di euro – oltre a decidere di portare in Mind il suo digital headquarter europeo. Il volto del pubblico, invece, è proprio Arexpo, che ha tra i soci il governo nazionale e quelli locali. E che, soprattutto, ha il ruolo di perno, il compito di far girare quelle eliche assieme e nel migliore dei modi. «La comunità non nasce dalla contiguità, ma dalla relazione», osserva Alberto Mina, Direttore delle Relazioni Istituzionali e Internazionali di Arexpo: «Non basta essere vicini perché si generi una community. Il nostro sforzo è proprio quello di generarla attraverso progetti, relazioni, contenuti».

È stata Arexpo a immaginare il piano strategico del Distretto, «un progetto incredibile, il più importante in Italia come rigenerazione urbana», sottolinea De Biasio; a coinvolgere le realtà del territorio; ad aggregare man mano i protagonisti. E ad individuare un partner privato che qui ha visto anzitutto «la possibilità di creare un quadro di rigenerazione urbana preciso», come spiega Stefano Minini, Project director di Lendlease: «È stato chiaro da subito che ci sarebbe stata Arexpo, che avrebbe gestito le approvazioni urbanistiche, che progressivamente ci avrebbe ceduto le aree per lo sviluppo. Il programma era definito per tutti i successivi 99 anni. Non si fa da nessuna parte: di solito ti vendono l’area e poi te la vedi tu, dipende tutto da te. Qui c’erano garanzie forti e un regista capace». In grado, appunto, di far nascere quello che non è solo uno dei più grandi piani urbanistici d’Europa, ma un hub destinato a catalizzare investimenti e talenti per produrre conoscenza. Ad essere, appunto, un ecosistema dell’innovazione, parola che qui si declina in diversi modi.

Human Technopole

Anzitutto, innovazione tecnologica. È l’obiettivo delle aziende che si stanno coinvolgendo in Federated Innovation, il progetto sostenuto da Lendlease in cui Arexpo gioca un ruolo di regia, facendo anche qui da raccordo tra la dimensione istituzionale e quella privata. Di fatto, è una business community in cui si mettono in comune competenze, risorse e soprattutto idee per far nascere le tecnologie e i servizi necessari alla città del futuro. «È una forma di capitalismo innovativo», osserva Mina: «I capitali si mettono insieme e alcuni competitors si uniscono per fare ricerca sugli aspetti pre-competitivi». L’ottica è semplice: collaborate to compete, lavorare insieme per competere.

È la dinamica che ha reso grandi i distretti del Made in Italy, le zone dove la concentrazione di piccole e medie imprese dello stesso settore fa nascere dei gioielli d’avanguardia. Qui, però, Arexpo e Lendlease stanno raccogliendo multinazionali e brand di mondi diversi, da Samsung a Lenovo, da AstraZeneca a Intel, a Enel, Novartis, Cisco… Attirati dalla prospettiva di una contaminazione che rende più semplice la nascita di progetti complessi. Un centinaio di aziende hanno già firmato i memorandum di intesa: alcune porteranno dei ricercatori, altre apriranno uffici, altre ancora sposteranno qui l’headquarter.

L’innovazione, poi, è al centro delle attività di Human Technopole, il polo che ospiterà fino a 1.000 scienziati impegnati in ricerche destinate a migliorare la nostra vita. Nei 35mila metri quadri di laboratori si intrecceranno studi di biologia, bioinformatica, chimica, scienze della salute, informatica… Un mix di ricerca sperimentale e modelli computazionali che si appoggerà su facilities di avanguardia e sull’afflusso di contributi da tutto il mondo, perché la conoscenza, soprattutto in questi campi, è un bene comune.

Vivrà in gran parte di innovazione anche l’IRCCS Galeazzi, il grande ospedale che già si innalza nell’area di Mind e che si svilupperà su 16 piani per 150mila metri quadri di superficie complessiva: destinato ad ospitare 650 medici, 140 ambulatori e 35 sale operatorie, oltre ai 589 posti letto e alle strutture riservate alla cura avrà un piano – il secondo – dedicato interamente ai laboratori di analisi e ricerca. Ci lavoreranno 500 tra studenti, ricercatori e specializzandi. È lì che nascerà «l’ospedale per la sanità del XXI secolo», come ha detto Paolo Rotelli, presidente del Gruppo Ospedaliero San Donato. Ed è lì che si svilupperanno progetti sulla medicina digitale, la tele-riabilitazione e altre eccellenze che già fanno della struttura milanese un centro di riferimento (oltre che uno dei 30 migliori ospedali ortopedici del mondo secondo il World's Best Specialized Hospitals 2021 di Newsweek).

L’ottica è semplice: "collaborate to compete", lavorare insieme per competere

Rendering del polo universitario

A cambiare, grazie a Mind, sarà anche la società civile.

In più, c’è il “fattore U”: l’Università. Erano anni che si discuteva di come trovare una nuova sede dove raccogliere le facoltà scientifiche dell’Ateneo Statale milanese, sparse in diversi punti della città. La soluzione l’ha offerta Arexpo, garantendo gli spazi e le partnership adeguate per un polo di alta formazione già ora in grado di attirare talenti da ogni angolo del mondo (gli studenti stranieri sono 4.500, i programmi di collaborazione con l’estero oltre 1.200). In tutto, arriveranno più di 20mila persone tra studenti, professori e ricercatori. Gli scavi sono già iniziati, il nuovo sito (339 milioni di investimento, 179,4 dei quali messi a disposizione da Lendlease, che guida il progetto e assieme ad Arexpo garantisce la tempistica) sarà operativo all’inizio dell’anno accademico 2024/2025. E dato che l’innovazione genera innovazione, lo sviluppo toccherà anche Città Studi, la zona di Milano che oggi ospita la maggior parte delle facoltà destinate a trasferirsi: al loro posto, l’Università Statale ha in progetto un polo gemello di ricerca computazionale per le Scienze Biomediche. Lavorerà in gran parte sui dati che arriveranno da Mind.

Ma c’è un terzo elemento su cui il progetto Mind ha già un impatto potente: l’innovazione sociale. L’inclusività e l’apertura al sociale sono tra i driver che la regia di Arexpo ha tenuto presente sin dai primi passi. Intorno alla Cascina Triulza, il social hub che raccoglie decine di realtà del Terzo Settore, e dell’Economia civile, stanno nascendo attività che mostrano “il lato umano della tecnologia”, la ricaduta positiva che certe novità possono avere sulla vita e sul lavoro di chi abita nella Città del futuro.

Nel polo, un’antica cascina rurale ristrutturata che offre spazi e uffici per 7.900 metri quadrati (altra eredità di Expo 2015 che in questi anni non ha mai smesso di funzionare), si studiano progetti come Human Factory, centro di ricerca servizio dell’innovazione nella Società civile, e BEEurope, che offrirà al mondo del sociale conoscenze e strumenti per l’internazionalizzazione. Oppure, ancora, la Social Academy, che organizza momenti di formazione e incontri con casi di successo su temi come la robotica educativa, le tecnologie digitali, lo sviluppo del talento. Iniziative che nascono – e crescono – grazie al “metodo Arexpo”. E rendono la città del futuro «il luogo dove sperimentare meccanismi di trasferimento tecnologico nel sociale», come ha detto Mario Calderini, presidente del Comitato scientifico del Social Innovation Campus. A cambiare, con Mind, sarà anche la società civile. E sarà un cambiamento positivo per tutti.